Tuo figlio è sempre incollato al cellulare? Non è tutto perduto, farlo tornare nella vita reale è possibile: segui questi utili consigli di psicologi, pediatri ed esperti, per passare più tempo con lui.
I bambini di oggi sono molto diversi da come eravamo abituati a vedere l’infanzia decenni fa. Le novità tecnologiche sono alla portata di tutti, anche dei più piccoli, con prodotti e contenuti realizzati appositamente per loro, per la maggior parte dei casi anche molto educativi. Ecco che dai due anni in poi è naturale vedere bimbi e bimbe costantemente incollati a cellulari, tablet e computer e genitori frustrati che non riescono più a passare del tempo di qualità con loro.
I dispositivi tecnologici sono utili e divertenti ma vanno usati con moderazione ed intelligenza, la dipendenza è dietro l’angolo e non sono pochi i casi di utenti anche molto giovani che non riescono più a condurre una vita normale perché letteralmente ossessionati da quello che succede nel loro cellulare o in Internet. Mamme e papà, non disperate: cambiare è possibile e a suggerirvi come fare ci psicologi ed esperti del settore.
Se avete un figlio che proprio non riesce a staccarsi dai dispositivi come cellulari, tablet e computer non sentitevi soli. Questa condizione è talmente comune che esiste anche un termine per definirla: “nomofobia”. La nomofobia è stata di recente riconosciuta come una vera e propria patologia e rientra nei disturbi mentali tanto quanto altre malattie più conosciute. Non sempre ci troviamo in questo caso estremo e grave, naturalmente, ma è bene capire i rischi di una vita sempre online.
La nomofobia è uno stato di ansia persistente e incontrollabile che deriva dall’essere lontani al cellulare o, più specificatamente, dal mondo del web. Chi ne soffre piano piano perde contatto con il mondo che lo circonda, spesso perde relazioni di amicizia e familiari e chi gli sta intorno ha la sensazione di non riconoscerlo più.
Questo è un caso molto estremo, ma non così raro come si pensa. Basti pensare agli Hikkikomori: principalmente adolescenti, ma non solo, che non escono più dalla loro camera o comunque da uno spazio molto piccolo e confinato, per passare la vita a giocare ai videogiochi o nel mondo del web, dalla mattina alla sera. Il termine viene dal Giappone, dove si riscontra la maggior parte dei casi, ma la patologia è ampiamente diffusa anche in Occidente e in Italia. Ovviamente non si tratta di persone viziate che decidono spontaneamente di non vivere la vita, ma di ragazzi e ragazze che nascono un profondo malessere emotivo e psicologico e le cause di questo stile di vita assurdo sono da ricercare altrove, in traumi e situazioni familiari disastrose.
Per non parlare, poi, delle conseguenze fisiche di avere gli occhi sempre incollati ad uno schermo. Sebbene la maggior parte dei dispositivi filtra la dannosa luce blu di per sé, non è comunque consigliabile avere lo sguardo sempre fisso su uno schermo, che sia quello del telefono, del tablet o del pc. Sarebbe bene fare molte pause tra una sessione e l’altra, per riposare gli occhi – e anche la mente. Inoltre, quando guardiamo i dispositivi la maggior parte delle volte assumiamo pose innaturali e che alla lunga tendono a danneggiare la spina dorsale e la articolazioni. In particolare per i bambini e i ragazzi, che per stare più comodi si posizionano nelle maniere più assurde e pericolose che esistano.
Comprese le conseguenze anche piuttosto gravi di questo comportamento, cosa possono fare mamma e papà? La tentazione di imporre un divieto in maniera autoritaria è forte, ma non è affatto la soluzione migliore: vietare qualcosa senza dare motivazioni non farà altro che stressare il bambino o il ragazzo ancora di più e indurlo a usare il cellulare lo stesso di nascosto, mentendovi e mettendo in atto altri metodi per infrangere le vostre regole.
La cosa migliora da fare, ma anche la più difficile, è parlare. Innanzitutto capire se questa voglia di isolarsi dal mondo reale sia frutto di un problema più grave e in quel caso agire di conseguenza. In secondo luogo spiegare al bambino o all’adolescente il motivo delle vostre preoccupazioni: perché non volete che stia attaccato al telefono? Cosa vorreste fare con lui? Quali sono i rischi e le vostre ansie?
La conversazione e il confronto danno sempre frutti: questo non significa che vostro figlio di colpo smetterà di usare il telefono, ma che inizierà a riflettere sulle parole che gli avete detto e alle conseguenze a cui sta andando incontro. Proponete attività divertenti da fare insieme, dimostrandogli che anche il mondo reale può essere interessante. Usate come spunto i suoi interessi: andare al cinema, al concerto del suo cantante preferito, a pattinare sul ghiaccio, allo stadio, in un negozio a comprare qualcosa che desidera da tempo, a giocare al parco. Le attività sono tantissime!
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