Dopo aver visto Avatar 2 vi siete sentiti tristi e depressi? Come voi milioni di persone al mondo: ecco cos’è la PADS, la nuova depressione che nessuno si aspettava.
Può un film essere talmente spettacolare da far cadere in depressione gli spettatori una volta finito? Apparentemente sì! Sembra fantascienza eppure è stata la realtà di milioni di persone che hanno visto al cinema il secondo capitolo della saga diretta da James Cameron. “Avatar 2 – La via dell’acqua” ha fatto strage tra i cinefili e gli studiosi si stanno interrogando sul motivo di tutto ciò.
Per l’occasione è stato persino coniato un termine: la PADS. “Post Avatar Depression Syndrome” è la parola con cui gli esperti hanno definito il senso di vuoto esistenziale che pare colpisca chi esce dalle sale cinematografiche dopo aver visto la pellicola. Ma come avviene questo? È davvero possibile?
Che le magiche avventure animate dei Navi, gli abitanti del pianeta Pandora, fossero avvincenti e coinvolgenti si sa da molto tempo, dal lontano 2009, quando il colossal di James Cameron è arrivato per la prima volta sul grande schermo. Ma pare proprio che il secondo capitolo di una saga destinata a non fermarsi qui abbia mietuto più vittime del primo. Si parla del 10% degli spettatori che hanno guardato il film al cinema e hanno riscontrato gli stessi sintomi: profonda tristezza, smarrimento e inquietudine, una volta tornati a casa. Apparentemente una cifra piccola, che tuttavia si traduce di fatto in milioni di persone, visti gli incassi da record della pellicola.
Perché questo avviene? Gli esperti si sono interrogati sul fenomeno e hanno deliberato che ha a che fare con il rapporto tra l’uomo moderno e la natura. Il rapporto idilliaco che hanno i Navi con l’ambiente che li circonda è qualcosa che l’uomo di oggi è destinato a non vedere mai.
Un equilibrio e un rispetto reciproco, tra gli abitanti di Pandora e il suo ecosistema che non è ormai più possibile vista la drammatica situazione ambientale in cui la Terra è ormai sprofondata. Inoltre, rispetto al primo capitolo di Avatar, le condizioni sono drasticamente peggiorate e oggi l’uomo – che è anche spettatore – si sente impotente e depresso di fronte ad un’utopia che non potrà mai più sperare di raggiungere.
Questi sono anche gli anni della grande consapevolezza rispetto al disastro ecologico in cui si trova la Terra, gli anni dell’attivismo di Greta Thunberg e degli ambientalisti, anni in cui l’uomo ha potuto fare i conti con i suoi errori. Il film di James Cameron non ha fatto altro che metterci di fronte alle nostre debolezze e alle nostre mancanze, gettandoci in una forte depressione per il senso di ineluttabilità di quello che ci aspetta nel prossimo futuro.
Forse non si può evitare di sentirci depressi dopo aver visto Avatar, ma di certo è possibile sfruttare il senso di impotenza e tristezza per fare qualcosa di positivo per il nostro Pianeta. Consumare meno plastica, non sprecare, insegnare l’importanza della salvaguardia della natura anche ai nostri figli, per garantire loro un futuro migliore.
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