Pericolosa sostanza trovata all’interno di un prodotto che tutti abbiamo in dispensa: attenzione a non consumarlo per nessuna ragione. Molto spesso si da anche ai bambini perchè piace moltissimo, quindi correte in dispensa e fatelo subito sparire.
Il Ministero della salute è sempre all’opera per salvaguardare i cittadini da potenziali pericoli che si nascondono nei prodotti di tutti i giorni. La filiera produttiva del cibo che mettiamo sulla tavola a pranzo e cena può portare a numerosi “errori”, come presenza indesiderata di sostanze dannose o progetti che non dovrebbero trovarsi all’interno della confezione.
Tutti quegli alimenti – e non solo – che non superano i test di conformità, vengono immediatamente segnalati e ritirati dal supermercato, se non distrutti direttamente. In questo caso nel mirino dei controlli del governo un prodotto che davvero tutti abbiamo nella nostre case essendo anche molto salutare e dietetico.
Sostanze dannose in questo prodotto quotidiano
Si tratta del riso lungo prodotto da Grandi Riso S.p.a commercializzato dal marchio Esselunga e venduto in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche e Veneto. I lotti coinvolti sono davvero tanti e tutti riportati sul documento ufficiale pubblicato sul sito del Ministero della Salute e il motivo del richiamo è particolarmente grave: possibile presenza di metalli pesanti. Nelle avvertenze, come sempre in questi casi, il governo invita il cittadino a non consumare il prodotto incriminato e di riportarlo immediatamente al punto vendita in cui è stato acquistato, per avere anche diritto ad un rimborso spese o ad un buono per poter acquistare altro.
Quello che è stato rilevato dai test di conformità è il cadmio, un metallo che di certo non dovrebbe trovarsi all’interno di riso bianco. Non è così raro, tuttavia, trovare questo metallo nei prodotti alimentari perché presente in terreni vegetali e ambienti di lavoro industriali e in questo modo può entrare in contatto con l’uomo. Nonostante nel riso ritirato dal governo la quantità rilevata è minima, l’avvelenamento da cadmio è una condizione clinica da non sottovalutare. Produce un danno ai tessuti e attacca direttamente il DNA.
I sintomi iniziali sono quelli influenzali come brividi, febbre e dolori muscolari ma in seguito possono comparirne più gravi come bronchite, polmonite, cefalea ed edema polmonare. Ancora più pericolose le complicanze dovute all’avvelenamento cronico: si va dall’osteoporosi all’insufficienza renale, così come il cancro al pancreas, nelle forme più gravi.
Come può l’uomo entrare in contatto con questo metallo pericoloso? Nonostante sia piuttosto raro che il cadmio venga ingerito dagli esseri umani direttamente è invece possibile – e anche sempre più frequente – che vi entrino in contatto attraverso crostacei, carne animale, verdure a foglia e riso. Quest’ultimo in particolare, essendo coltivato in acqua, è facile che venga contaminato da stabilimenti industriali vicini alle risaie. Naturalmente una piccola quantità di cadmio assunto una volta non comporta niente di serio, la pericolosità deriva dal contatto quotidiano e costante, cosa che vale per tutte le sostanze tossiche in generale.