Quest’anno non ha risparmiato proprio nessuno. Ma vi siete mai chiesti perché l’influenza abbia proprio questo nome? Ecco l’incredibile verità.
L’influenza questo inverno sembra non avere proprio risparmiato nessuno e non sono pochi gli italiani ad aver passato le feste natalizie sotto le coperte o in farmacia alla ricerca di paracetamolo e antibiotici di ogni tipo. Raffreddore, febbre, tosse, brividi, a volte sintomi gastrointestinali: possono essere tante le conseguenze dei malanni stagionali e mai come quest’anno siamo tutti coinvolti.
In realtà tutti gli anni da novembre ad aprile sono circa 8 milioni gli italiani costretti a letto, di cui 1 bambino su 5. Non è una malattia grave di per sé, ma può diventarlo in caso di soggetti molto fragili o con malattie pregresse – soprattutto respiratorie, oppure anziani. In ogni caso i decessi legati a questo malanno sono circa 150 o 200 ogni anno.
L’etimologia del termine ha una storia particolare e inaspettata. Il nome, infatti, deriva dal fatto che nel Quattrocento i medici credevano che fossero gli astri a provocare, appunto, un'”influenza” negativa sulla salute dei contagiati. I sintomi sono stati descritti però per la prima volta da Ippocrate, 2400 anni fa.
Tutti parlano di “influenza“, ma in pochi saprebbero definirla davvero. A provocarla sono tre tipi diversi di virus chiamati Orthomyxovirus, che subiscono variazioni continue responsabili delle epidemie stagionali. Il virus è particolarmente intelligente e non solo riesce a camuffarsi e mutare velocemente, ma è anche parecchio aggressivo e contagioso. Ecco perché basta davvero poco per essere infettati. Un semplice starnuto o un colpo di tosse possono propagare minuscole goccioline infette invisibili all’occhio umano. Specialmente nei posti chiusi e molto affollati, come scuole, mezzi pubblici, discoteche, ristoranti, è molto semplice che qualcuna di queste goccioline arrivi anche a noi.
L’incubazione arriva poche oro dopo il contagio e anche se questa fase è asintomatica, si è comunque altamente contagiosi. La seconda fase è caratterizzata dai primi sintomi che avvisano, come stanchezza, brividi e sensazione di freddo ingiustificato. In seguito la malattie raggiunge il suo picco con mal di gola, mal di testa, tosse. Questa terza fase dura circa 4 o 5 giorni prima di iniziare gradualmente a scemare.
Con un antipiretico contro la febbre e della Tachipirina per il dolore e l’infiammazione, i sintomi possono essere facilmente gestiti. Ma come proteggersi? Gli accorgimenti per evitare di contagiarsi sono quelli dettati dal buon senso e che due anni di pandemia di Covid-19 ci hanno duramente insegnato: lavarsi spesso le mani, non toccarsi naso e bocca, starnutire e tossire nell’incavo del braccio ed evitare zone affollate senza mascherina. Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per proteggere l’organismo: idratarsi bene, consumare frutta e verdura ed evitare zuccheri e grassi.
Un’opzione valida è sempre quella del vaccino antinfluenzale, molto sicuro e che possono fare tutti. Particolarmente indicato per anziani e bambini, un po’ meno per donne incinte e soggetti troppo fragili. Non ci sono reali complicanze che derivano dalla somministrazione del vaccino, ma alcune persone con determinate patologie o situazioni sanitarie non è bene che corrano questo rischio.
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