Lo scenario sembra ripetersi, ma non è il Covid-19: la protagonista questa volta è l’influenza stagionale, quest’anno giunta con notevole anticipo. Sale la preoccupazione visti i dati poco confortanti che coinvolgono in particolare la fascia più giovane della popolazione.
I malanni stagionali stanno prendendo piede in modo prepotente diffondendosi con notevole intensità e velocità. In Italia si sta verificando quello che l’Australia ha già attraversato: l’arrivo dell’influenza. Prima del marzo 2020 questo periodo, che si protrae per tutto l’inverno, veniva affrontato con una certa serenità. I soggetti più deboli ricorrevano tranquillamente al vaccino anti-influenzale e chi veniva colpito, in modo lieve, era costretto a rimanere in casa giusto il tempo di recuperare le forze. Il mese di marzo del 2020 ha rappresentato uno spartiacque che ha segnato le vite degli italiani, e dei cittadini del resto del mondo, dividendole in prima del Covid e dopo.
La fase successiva è stata un susseguirsi di situazioni e restrizioni che tutti conoscono bene, il lockdown e l’utilizzo massiccio della mascherina sono solo alcune di queste. Terapie intensive stracolme, morti e un sistema sanitario al collasso rappresentano la parte peggiore di quel periodo che non è poi così lontano. Gli strascichi di questi fattori si fanno sentire ancora oggi e non solo per i traumi riportati da alcuni.
“L’influenza è un problema di sanità pubblica con un considerevole impatto dal punto di vista epidemiologico, clinico ed economico”, queste sono le prime parole che si leggono sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sotto la voce influenza e sono utili a comprendere la fase che l’Italia si appresta ad attraversare. Secondo quanto riportato dall’Istituto l’influenza è una malattia respiratoria acuta causata da virus influenzali.
È una malattia stagionale che si presenta durante il periodo invernale. I virus influenzali si trasmettono prevalentemente per via aerea e si diffondono molto facilmente attraverso le goccioline di saliva che il malato produce tossendo, starnutendo o semplicemente parlando, soprattutto negli ambienti affollati e chiusi. La trasmissione avviene anche per contatto diretto con persone infette (ad esempio attraverso le mani contaminate sugli occhi, sul naso o sulla bocca) o attraverso utensili o oggetti, dato che il virus dell’influenza può persistere molto a lungo e penetrare nell’organismo attraverso le mucose.
L’influenza stagionale che numerosi medici si stanno trovando ad affrontare sembra essere dotata di una particolare aggressività. Una significativa crescita dei contagi si è verificata nell’ultima settimana di ottobre quando è stato stimato un numero di 284.700 di casi. A stupire, oltre all’aggressività è anche la durata che al momento si aggira intorno alle 2 settimane; la fascia d’età maggiormente colpita è quella dei bambini al di sotto dei 5 anni. Secondo i dati analizzati dal virologo Fabrizio Pregliasco quella che stiamo attraversando è la peggiore degli ultimi cinque anni e questo è legato agli ultimi due anni trascorsi in restrizioni.
Il periodo di diffusione del Covid ha rallentato, se non del tutto bloccato, la circolazione di altri virus. I dispositivi di sicurezza come le mascherine hanno evitato sì il contagio del Coronavirus ma contemporaneamente hanno inibito la circolazione di altri virus. La mancanza di infezioni in circola ha impedito al sistema immunitario di rafforzarsi ulteriormente e, ora che le restrizioni sono state abolite, l’impatto con un nuovo virus influenzale sembra più duro del previsto. I sintomi possono essere differenti variando dal dolore alle ossa, al mal di gola al raffreddore e alla febbre molto alta.
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